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Gli Automi

 

 

“Gli automi sono oggetti stupefacenti. Sono infatti artifici capaci di muoversi senza tuttavia rivelare alla vista il principio del proprio movimento: questo è il segreto della loro attrattiva”

 

Il termine “automa” deriva dal greco automatos, “che agisce di propria volontà”: potrebbero quindi definirsi tali i carillon, le boite-a-musique, i piani a cilindro e tutti gli strumenti musicali meccanici. Tuttavia il termine viene generalmente ristretto alla categoria degli “androidi” di sembianze umane, che compiono un’azione in modo effettivo e non la imitano semplicemente.

Sin dal periodo ellenistico gli automi erano concepiti come giocattoli e idoli religiosi atti ad impressionare. Il mito di Dedalo che utilizzò l’argento vivo per installare una voce nelle sue statue e quello di Efeso che creò automi per il suo laboratorio, hanno immerso nella leggenda tali figure così antiche e misteriose.

Da sempre oggetti di diletto e divertimento, gli automi suscitavano stupore ed ammirazione: “per altre ragioni ancora meritano lode queste machine, cioè dall’eccitar l’animo di chi le vede alla contemplatione delle cause, onde nascono le meraviglie degli effetti loro” (Bernardino Baldi, Discorso di chi traduce sopra le macchine semoventi, 1589).

 

Per comprendere meglio la specificità degli automi può essere utile considerare due tipologie differenti di automi musicali:

  • Gli imitatori di azioni musicali: sono oggetti nei quali la componente sonora è svincolata dalla simulazione visiva e generata parallelamente ad essa. In mostra sono presenti il Flute Player (n.13) e Mephistopheles (n.14).

  • Gli esecutori diretti di azioni musicali: la componente sonora, in questo caso, risulta come effetto diretto del movimento meccanico della figura simulata. L’esempio maggiore è rappresentato in mostra dalla Suonatrice di Salterio (n.11).

 

Il 1700 può essere considerato il secolo principe della fabbricazione di questi fenomenali marchingegni.

Il più importante produttore fu senza dubbio Jacques Vaucanson (1709-1782), appassionato di scienze, anatomia e meccanica. La sua necessità di spiegare meccanicisticamente la realtà lo portò a creare le più bizzarre forme anatomiche mobili capaci di riprodurre le principali funzioni organiche. Il suo “SUONATORE DI FLAUTO” fu l’automa più perfetto realizzato con i soli mezzi della meccanica. L’androide aveva le dimensioni di un uomo naturale, vestito da selvaggio; suonava undici arie su un flauto muovendo le dita e modulando l’aria che usciva dalla bocca.

Soprannominato “rivale di Prometeo”, Vaucanson vendette tutti i suoi automi, comprese le più recenti creazioni (un’anatra che mangiava grano e lo espelleva “in veste sensibilmente mutata” e un suonatore che produceva ben 20 arie), ad un certo Demoulin; le sue meraviglie scomparirono poi misteriosamente.

In mostra è possibile ammirare la “SUONATRICE DI SALTERIO” (n.11), opera realizzata nel 1780 da David Roentgen e Pierre Kintzing: la figura esegue, battendo i due martelletti sulle corde del salterio, otto arie tratte da “Armida” di Gluck; l’automa era di proprietà della regina Maria Antonietta, forse modella per la scelta di abbigliamento e volto della stessa suonatrice.

 

 

 

 

 

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