
I Carillon
Il termine francese “carillon” definiva, a partire dal Medioevo, un congegno composto da 4 campane collegate ad una serie di tasti che, se premuti, permettevano di farle suonare. Il nome deriva dal latino medievale “quadrinio”, ossia campane.
Ciò che noi intendiamo comunemente come “carillon” viene definito in lingua francese come “boite-à-musique” (scatola musicale). La sua storia ufficiale inizia nel XVIII secolo.
Il 15 febbraio 1796 l’orologiaio ginevrino Antoine Favre (1767-1828) brevettò, con la denominazione “carillon sans timbre ni marteau” (“carillon senza campane né martelli”), un meccanismo in miniatura simile a quello dei carillon delle campane, che faceva suonare una serie di lamelle accordate. Da ciò, verosimilmente, deriva l’uso italiano di chiamare “carillon” questo strumento, che a partire dai primi anni del XIX secolo fu prodotto per essere collocato in oggetti con destinazioni diverse: in particolare orologi e tabacchiere. Successivamente vennero prodotti strumenti più grandi, destinati ad un uso autonomo, racchiusi in scatole più o meno decorate. Queste, oltre a fare da contenitore per lo strumento, avevano soprattutto la funzione di amplificare il suono delle lamelle: da qui “boites à musique”.
Verso il 1820 si ebbe l’idea di sostituire le lamine segmentate con un pettine o tastiera fatto di un solo asse per aumentare la risonanza. Il miglioramento più importante fu in seguito l’invenzione degli smorzatori (piume di pollo) la cui funzione era di limitare le vibrazioni delle lamine.
Verso il 1875, Charles Paillard, i fratelli Nicole e molti altri fabbricanti svizzeri cominciarono a produrre carillon in maniera industriale. I metodi cambiarono e i miracoli dell’industrializzazione permisero di inventare macchinari capaci di riprodurre i cilindri di grande quantità e a costi ridotti. Fu così che si riuscì a superare la concorrenza dei fabbricanti francesi, tra i quali l’Epée.
